Barnaba e Saulo di Tarso
300. «Riservate per me Bàrnaba e Sàulo per l’opera alla quale li ho chiamati» (At, 13,2). La vocazione ad un ministero così alto come l’evangelizzazione e la predicazione è una “riserva” diretta che Dio fa nei confronti di una persona che chiama ed elìge a questo compito. La Scrittura l’insegna con abbondanza. La scelta fatta dagli Apostoli nella persona di Barnaba, e di conseguenza quella che egli stesso fa di Saulo di Tarso, ricevono la conferma diretta dallo Spirito Santo. Accade ad Antiochia dove i due già operano efficacemente nella missione evangelizzatrice. Non sono soli: ci sono con loro altri profeti itineranti e dottori interpreti della volontà di Dio. Mentre stanno prestando il servizio pubblico del culto che comincia ad avere regole e consuetudini fisse come avverrà poi per la liturgia, unitamente ai digiuni, cosa comune nel Giudaismo, lo Spirito Santo fa sentire la sua voce, intimando di mettere da parte Barnaba e Saulo per un’opera cui Dio stesso li ha destinati. Per iniziativa di Dio sono fatti separare da ogni azione profana, dalle altre persone, per un’azione sacra, la missione che d’ora in poi gestiranno in maniera ampia e fruttifera. La comunità cristiana di Antiochia prega incessantemente per questo, associa il digiuno, come elemento di purificazione e poi compie il gesto di benedizione e raccomandazione a Dio, attraverso l’imposizione delle mani. La vocazione divina sceglie ed indirizza su strade volute da Dio e da Lui illuminate, chi vuole, destinandolo ad una missione straordinaria come sarà quella di questi due campioni della fede. Dio sceglie in mezzo alla comunità ed in un contesto di preghiera e non di chiacchiere, festini e leggerezze. P. Angelo Sardone