Lo storpio che salta
279. «Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6). La potenza del Nome di Gesù è messa in evidenza sin dagli inizi della predicazione apostolica. Dimostra come si stia realizzando il piano di salvezza di Dio Padre. Pietro e Giovanni accomunati nel servizio di annunzio del kerigma, sono esemplari ed assidui nel praticare il culto giudaico al Tempio di Gerusalemme, soprattutto nell’ora della sera che cominciava intorno alle tre del pomeriggio ed era caratterizzata dall’offerta di un agnello. Questa ora da adesso in poi per i cristiani fa riferimento all’ora in cui era morto Gesù Cristo. Entrati nel complesso del recinto sacro della Città santa, essi si imbattono in un uomo zoppo dalla nascita che chiede loro l’elemosina. Pietro, fissandolo negli occhi, l’invita a guardare verso di loro. La speranza dello storpio era quella di ricevere qualcosa, ma non ha affatto idea di ciò che invece gli sarà dato con abbondanza e definitivamente. Il centro del dialogo e dell’azione radicale e risanante è l’espressione “Nel nome di Gesù”, il nazareno, il titolo infamante che Pilato aveva fatto incidere sul cartiglio posto sulla croce. Il nome, cioè la potenza di Gesù il Risorto, compie il miracolo della guarigione. Pietro, emulando il Maestro si limita a pronunziare l’espressione salvifica ed a compiere gli stessi gesti di Gesù. Il malato è guarito, entra con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. La fede nel Cristo risorto ha fatto tutto, operando sia negli Apostoli che nel povero storpio. La nostra fede può fare altrettanto permettendoci di entrare nella Chiesa con coloro che rappresentano ed operano in “persona Christi”, camminando solleciti e maturi, saltando di gioia vera sperimentata nella personale risurrezione e lodando il Signore con la vita. P. Angelo Sardone