L’annunciazione del Signore
266. «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi» (Is 7,14). Nel corso della guerra siro-efraimita del 732 a.C. la Bibbia annota due interventi del profeta Isaia che invita Acaz re di Giuda, prima a non avere timore degli avanzi di tizzoni, i due re coalizzati contro di lui, ed a confidare nel Signore, poi a chiedere un segno a Dio a riprova della sua adesione di fede. Dal momento che il re, consapevole di essere in peccato per il fatto di avere sacrificato al dio Molok un suo figlio, tassativamente si rifiuta di tentare Jawhé, il profeta annunzia il segno: una vergine, concepirà e partorirà un figlio cui sarà messo il nome di Emmanuele, Dio con noi. Anche se storicamente il figlio potrebbe essere quello avuto dal re dalla giovane moglie, teologicamente la vergine (almah) di cui si parla ed il figlio sono rispettivamente Maria di Nazaret e Gesù. La solennità dell’Annunciazione riverbera questo antico oracolo profetico e lo adempie. L’evangelista Matteo lo riprende alla lettera nella narrazione evangelica (1,23). Luca invece narra la visita dell’arcangelo Gabriele a Maria, con un saluto pieno di gioia messianica, eco di quello dei profeti per la città di Sion, e l’annunzio che diventerà madre del Salvatore. Ogni lecito dubbio della giovane donna viene fugato col chiarimento che quanto avverrà in lei è opera della potenza dell’Altissimo. Maria accetta il piano di Dio ed all’atto del suo “sì” diviene madre. All’offerta divina corrisponde la docilità e l’accoglienza umana. Questa storia si ripete ogni volta che il Signore comunica a ciascuno attraverso le vie più misteriose, la sua volontà, chiedendo la disponibilità ed appianando le difficoltà. Auguri vivissimi a tutti quelli che portano il nome di Annunziata, Nunzia, Nunziatina e Nunzio. P. Angelo Sardone