S. Agata eroina di virtù
La semina del mattino
218. «Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?» (Eb 13,6). La Lettera agli Ebrei è ricca di citazioni bibliche che diventano fondamento nella trattazione delle problematiche e suggellano la verità enunziata. È il caso del Salmo 118,6 del quale riporta l’interrogativo. L’articolata omelia del grande dottore di Gerusalemme ingloba anche indicazioni pratiche valide per ogni tempo: l’amore fraterno che deve rimanere saldo; l’ospitalità che deve essere praticata; la condotta votata alla generosità ed alle opere di misericordia corporali, il matrimonio e la sua grandezza. Quest’ultimo deve essere salvaguardato dalle frodi e dalle cupidigie dei fornicatori e degli adulteri. In ogni situazione Dio non lascia soli e non abbandona! Tale esperienza è stata vissuta dalla ricca, giovane e nobile S. Agata, eroina di Catania vissuta e martirizzata nel III secolo. Il suo nome, dal greco significa “buona”. La tradizione la vuole consacrata a Dio col velo rosso, tipico delle vergini votate a Cristo. Non valsero a distoglierla dal proposito i ripetuti tentativi di seduzione di un Proconsole romano invaghito di lei, né le vessazioni immorali di ogni specie, né il processo, né le torture cui fu sottoposta. Le furono strappati i seni con le grosse tenaglie; fu gettata nel fuoco ma un terremoto evitò l’esecuzione. Gettata agonizzante in cella, morì. Non ebbe paura di nulla, consapevole di essere diventata la schiava di Gesù ed incurante di quanto gli uomini potessero farle! L’eroicità del gesto è proporzionata all’eroicità della virtù! È un esempio ed uno stimolo per chi si vende per poco, si lascia ammaliare dalle lusinghe o impaurire da minacce. P. Angelo Sardone