San Biagio
La semina del mattino
216. «Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio» (Eb 12, 14-15). L’eloquente esortazione dell’autore della Lettera agli Ebrei mentre invita alla fede perseverante guardando agli antenati e in maniera più completa ed efficace a Cristo, invita a considerare la correzione inflitta da Dio come addestramento alla pace ed alla giustizia. Essa genera sofferenza e tristezza, ma poi arreca frutti salutari. Si coglie l’eco della predicazione di Paolo nel perseguire la pace con tutti e la beatitudine del Maestro riservata ai pacificatori. La santificazione deve diventare l’obiettivo della vita cristiana, cercata di continuo per la sua natura di veicolo della visione beatifica di Dio. Questa si realizza con la purezza di vita e di cuore, frutto di un impegno diuturno di purificazione, unito ad una vigilanza personale ed altruista che fa guardare al bene degli altri come al proprio, per la grazia ed il servizio amorevole. Un esempio luminoso viene da S. Biagio, vescovo e martire morto intorno al 316, uno dei quattordici santi ausiliatori, invocati per la guarigione di mali particolari. La notorietà e la devozione verso il santo vescovo di Sebaste in Armenia, è determinato principalmente da un miracolo da lui compiuto mentre era in carcere a causa della fede: la guarigione di un ragazzo da una lisca di pesce che si era conficcata nella trachea. Tuttora è invocato come santo che «libera dal mal di gola e da qualunque altro male». A suo ricordo si compie la benedizione della gola adoperando due candele benedette il giorno della Candelora, che, disposte a forma di croce con un nastrino, toccano il collo. Auguri vivissimi a chi porta il nome di Biagio. P. Angelo Sardone