Nella tribolazione, la testimonianza
La semina del mattino
146. «Avrete allora occasione di dare testimonianza» (Lc 21,13). Il contesto escatologico e rivelatorio della predicazione ultima di Gesù nel tempio, evidenzia fatti terrificanti, segni grandiosi, persecuzioni. Il Maestro mette in guardia i suoi discepoli invitandoli a leggere i fatti storici preannunziati, catastrofi cosmiche e sollevazioni di popoli in conflitto, non solo come manifestazione gloriosa del Figlio dell’uomo, ma anche come occasione per manifestare la loro fede. Essa si traduce in vigilanza e testimonianza. La sua venuta finale è accompagnata da eventi straordinari che si distinguono da altri più comuni e ripetitivi nella storia. Non mancheranno le persecuzioni che i discepoli di Gesù dovranno subire perché il Vangelo si propaghi. Queste si tradurranno in arresto, giudizi, prigioni, oppressioni, confusione, paura, terrore, tentennamento di fede. La testimonianza sarà suffragata dalla parola e dalla Sapienza che scenderà dall’alto, per dar forza, far fronte e resistere davanti ai persecutori, alle avversità, ai tradimenti persino dai parenti, dai familiari, dagli amici. La salvezza della propria vita è legata fondamentalmente alla perseveranza fino alla fine: essa, unita alla pazienza, non fa disperare, non si lascia abbattere, ma anzi diviene modo per sostenere gli altri. La perseveranza consiste nell’essere oltremodo severo verso se stesso, per poter resistere con costanza, senza mai interrompere, ad ogni avversità. Nella vita di ogni giorno, senza attendere la fine, questa esigenza è supportata dalla grazia e dall’affidamento completo a Gesù. P. Angelo Sardone