La casa di preghiera
La semina del mattino
141. «La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri» (Lc 19,45). Nella storia del popolo d’Israele, a cominciare da Salomone che l’aveva costruito nel X secolo adempiendo il volere di Davide, il grandioso Tempio di Gerusalemme era il riferimento religioso, cultuale e civile dell’intera nazione, il luogo santo per eccellenza, meta di pellegrinaggi e spazio nel quale trovare pace e rifugio. Distrutto completamente da Nabucodonosor il 586 a.C. fu ricostruito dopo l’esilio babilonese ed ampliato il 20-19 a.C. col protrarsi di 46 anni. Il funzionamento del tempio era legato anche ai sacrifici previsti dalla Legge di Mosè. Nel cortile esterno, detto “atrio dei gentili”, si vendevano gli animali per il sacrificio. L’offerta al tempio era fatta con la moneta locale, facilmente cambiata a coloro che arrivavano da lontano con altre valute, dai cambiamonete. Tutto questo era autorizzato dai capi dei sacerdoti. Il Terzo Isaia aveva definito il Tempio di Gerusalemme «Casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56, 7). Prima della sua passione Gesù si recò al Tempio e qui trovò i venditori di buoi, pecore, colombe e i cambiavalute in piena azione, anche speculando come ladri. Fu questo il motivo del suo intervento veemente: armato di una sferza di cordicelle smascherò l’idolatria, scacciò tutti fuori del tempio, rovesciò i banchi dei cambiavalute, gridando di non fare della casa del Padre un luogo di mercato. Con un gesto simbolico di grande suggestione, Gesù inaugura l’era nuova del culto interiore, a partire dal nuovo Tempio, il suo corpo risuscitato, vera casa di preghiera al contrario dello sfruttamento dei poveri. P. Angelo Sardone