Catena dolce che rannodi a Dio
La semina del mattino «Catena dolce che ci rannodi a Dio» (Supplica alla Madonna di Pompei). Oggi 7 ottobre si celebra la memoria della Beata Maria Vergine del santo Rosario, una delle devozioni mariane più popolari e sentite. Il termine «rosario» richiama il rosaio, che indica sin dal Medioevo, la preghiera in onore della Madonna come una ghirlanda di rose. Alla corona di fiori si sostituì nel tempo una di grani per numerare le Ave Maria. L’elemento che caratterizza il Rosario è la recita ripetuta dell’Ave Maria con la sua componente evangelica, e, nella seconda parte, la supplica con la quale si affida alla materna intercessione della Madonna la vita e l’ora della morte. Si deve al beato Bartolo Longo, apostolo del Rosario nella Valle di Pompei, la classica definizione di esso come «catena che ci lega a Dio», dolce e filiale, in sintonia con Maria, «serva del Signore» e Gesù Cristo «servo» (Fil 2, 7). È composto da misteri che evocano momenti significativi della vita di Gesù e di Maria, con la recita del Padre Nostro, di Ave Maria divise a gruppi di dieci, decine o poste e del Gloria al Padre. Fino al 2002 le poste erano 15, in analogia ai 150 salmi del Salterio biblico, col nome di misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi. S. Giovanni Paolo II vi aggiunse quelli della luce. Questa preghiera non è ripetitiva se apre alla meditazione perché è una “preghiera dal cuore cristologico, compendio dell’intero messaggio evangelico” (S. Giovanni Paolo II). E’ una via di contemplazione, lungo la quale si impara a conoscere Cristo da Maria. I Santi hanno amato e praticato il Rosario come dono di Maria e arma di difesa da Satana. S. Annibale M. Di Francia affermava che «il Rosario attira le misericordie di Dio». P. Angelo Sardone