Seguimi! Cioè “Imitami!”
La semina del mattino
81. «Gesù disse a Matteo: seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì» (Mt 9,9).
Per l’evangelizzazione del Regno di Dio Gesù ha voluto farsi collaborare dai dodici apostoli. I primi quattro, due coppie di fratelli pescatori, li chiamò passando lungo le rive del lago di Gennesaret. Altri sono inseriti nell’elenco onomastico riportato dai tre Sinottici. L’apostolo ed evangelista Matteo, “il pubblicano”, come lo definisce S. Luca, in un passaggio del suo vangelo con un tratto autobiografico scarno ed essenziale, narra la storia della sua chiamata. Era esattore delle tasse, benestante, con una certa educazione, in grado di parlare sia l’aramaico che il greco. Per il suo mestiere era inviso ed aborrito dagli Ebrei per il fatto che si trasformava in vero e proprio usuraio nei confronti del popolo che pagava le tasse agli occupanti, i Romani. Era guardato a vista come un oppressore e collaborazionista dei dominatori. Il racconto della chiamata si regge su cinque verbi incisivi: Gesù lo vide e gli disse: Seguimi. Matteo si alzò e lo seguì, cioè lo imitò. Nella breve pericope c’è tutta la storia di un incontro travolgente e totalizzante. Per dare pubblica testimonianza della nuova vita a seguito del Maestro, Matteo diede un banchetto cui invitò, oltre Gesù, un gran numero di pubblicani e altri suoi colleghi. Ciò non passò inosservato ai Farisei che obiettarono sul comportamento di Gesù, additandolo commensale di pubblicani e peccatori. Gesù li ammutolì con una risposta secca affermando di essere medico dei malati ed invitandoli a capire il senso più vero e profondo della misericordia, superiore a qualsiasi offerta di sacrifici. P. Angelo Sardone