Il Divino Trionfatore
Mattutino di speranza, 1° luglio 2020.
L’Eucaristia è un mistero di amore, di fede e di presenza. Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio perchè tutti in Lui abbiano la vita (Gv 3,16). Cristo ha manifestato il suo amore fino in fondo non solo con la lavanda dei piedi che nel vangelo di Giovanni ha forti connotazioni eucaristiche (Gv 13), ma anche e soprattutto nel mistero della sua morte, preceduta dall’istituzione dell’Eucaristia. Essa è il memoriale della Pasqua, attestato da S. Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (1Cor 11), raccontato dai tre vangeli sinottici ed anticipato da Giovanni nel suo vangelo, col discorso del “pane della vita” (Gv 6, 26-58). L’Eucaristia è mistero che richiede la fede per non rimanere prigionieri nel labirinto del ragionamento umano e disperdersi nell’insufficienza di comprensione dei sensi. È un mistero di presenza, non finzione o surrogato, ma realtà. Il Catechismo di S. Pio X che ha formato tante generazioni affermava: «l’Eucaristia è il sacramento che, sotto le apparenze del pane e del vino, contiene realmente il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Nostro Signor Gesù Cristo per nutrimento delle anime» (art. 316). La presenza reale di Cristo col suo corpo ed il suo sangue è mediata dai segni del pane e del vino “transustanziati” cioè trasformati per la potenza dello Spirito. L’Eucaristia è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (LG, 11). «Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua» (PO, 5). L’intuito dei Santi è sempre concreto ed attuale. L’accoglienza di questo mistero è soggetta ad una formazione adeguata che aiuta a comprendere il valore supersostanziale del pane e si sviluppa in atteggiamenti devoti nella celebrazione eucaristica, nell’adorazione, nella custodia sacramentale. Nei primi tempi della Chiesa le specie eucaristiche erano tutte consumate nella cosiddetta “frazione del pane” ossia la celebrazione eucaristica, eccetto quelle destinante agli infermi assenti. Col tempo, facendo leva sul segno biblico dell’Arca dell’Alleanza che conteneva le tavole della Legge ed un vasetto con la manna raccolta da Aronne, si cominciò a conservare e custodire le specie avanzate nel santo tabernacolo che costituisce, all’interno della chiesa, il luogo della dimora reale di Cristo. Negli Istituti religiosi, nei Seminari, Gesù dimora sotto lo stesso tetto in apposite cappelle in genere situate al centro della struttura, a significare come il centro di ogni operazione e riferimento è Gesù Eucaristia, sempre, di giorno e di notte. Da questa presenza prende vita ogni cosa. Ciò determina il rendimento di grazie, la gioia e la responsabilità di avere Gesù in mezzo. S. Annibale M. Di Francia questo lo sapeva bene. La sua devozione eucaristica ha dell’incredibile sia nella prassi pedagogica e liturgica che nella sua abbondante e specifica letteratura. Ecco perché la Festa eucaristica del 1° luglio nella spiritualità rogazionista è di prim’ordine perché in essa si rinnova annualmente il memoriale della venuta in forma stabile dell’Eucaristia tra le case dei poveri del quartiere Avignone di Messina e di conseguenza nell’Opera Rogazionista. Anticamente la preparazione aveva la componente pedagogica del bisogno di Gesù Sacramentato, quando si teneva appositamente vuoto il tabernacolo, al quale si facevano volgere gli sguardi col desiderio che fosse presto pieno. Così si poteva comprendere la differenza di quando Gesù è presente realmente e quando non lo è. Significative erano le altre componenti del singolare cerimoniale liturgico istituito dallo stesso Fondatore: il nuovo titolo dato annualmente a Gesù Sacramentato, l’inno corrispondente, i discorsetti dei ragazzi, le iscrizioni disseminate lungo le vie del Quartiere Avignone, il clima di festa e di gioia per la presenza di Gesù. Se pure oggi sono venute meno queste espressioni nate dall’estro poetico e devozionale del fondatore, non è venuta meno la centralità e l’importanza della festa che costituisce come il “Natale dell’Opera”. Dal culto eucaristico, diceva S. Paolo VI «deriveranno molti beni alla Chiesa ed al mondo». In effetti dopo tanti anni di dura prova, dal 1° luglio 1886 l’Opera Rogazionista, la «piccola carovana» cominciò il suo pellegrinaggio nella storia e nella vita della Chiesa. Nel santo tabernacolo Gesù è «sempre in mezzo a noi operante con quella divina grazia, con cui è abisso infinito, con quei divini lumi che irradia continuamente dalla fornace ardente del suo divino cuore». Per questo è il centro di tutto, è il cuore della giornata, l’esistenza, la speranza, la perseveranza. Una bellissima immagine ideata da S. Annibale è il segno singolare di questa presenza e della sua salutare efficacia: Gesù Eucaristia è il mistico alveare attorno al quale «girare e rigirarsi e dentro il quale riposare e formare il dolcissimo miele delle virtù che piacciono tanto al suo palato». Siamo dinanzi a vertici molto alti di riflessione teologica e di straordinaria devozione eucaristica. P. Angelo Sardone