La Provvidenza di Dio
Mattutino di speranza
Venerdì 15 maggio 2020
Il Signore non fa mancare la sua Provvidenza. Egli dona secondo i bisogni e le esigenze di chi a Lui si rivolge con fede. Potrebbe sembrare un calmiere illusorio che mette a tacere con capacità oppiacea il bisogno reale, soprattutto in questi tempi, non solo di consolazione e speranza, ma soprattutto di pane e salute, di stabilità lavorativa, di futuro. Il Maestro esorta a non affannarsi per il mangiare, il bere, il vestito; invita a guardare gli uccelli del cielo nutriti dal Padre e i gigli del campo che da Dio sono vestiti e crescono senza lavorare. Non mancherà la Provvidenza perché il Padre sa ciò di cui abbiamo bisogno e tutto darà in aggiunta. E’ invece importante cercare prima di ogni cosa il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 26, 25-33). Nell’attuale contingenza storica sono diventate precarie tante risorse per assicurare una vita dignitosa e senza affanni e la pazienza dell’uomo e la sua fede sono messe a dura prova. Tanti posti di lavoro sono saltati; tante attività di piccolo e medio commercio rischiano di scomparire del tutto. Le modalità nuove di gestire il lavoro, la scuola, le relazioni, lo studio da casa, cose che sembravano finora riservate solo a chi lo chiedeva ed invece sono state imposte, cose ritenute del tutto provvisorie almeno fino a quando la pandemia non scemerà, finiranno per diventare stabili. Ci si deve adeguare con una mentalità nuova ad un nuovo modo di gestire le cose che condizionerà anche le relazioni. Tante persone hanno paura: il terrore del contagio supera talora il desiderio di uscire all’aria libera. Pur essendo sopravvenuta la stanchezza per il nuovo modo di gestire il tempo, la casa, il lavoro, lo studio le relazioni sociali, intrafamiliari, ecclesiali, pur essendoci in un certo modo abituati a questo nuovo ed insolito regime, temiamo per quello che può nascondersi nel condominio e nei luoghi abituali di contatto umano. Certamente non è solo questione di mascherine protettive e di guanti da indossare quando si esce, ma di assumere una mentalità nuova di salvaguardia preziosa della salute propria ed altrui. I condizionamenti sono tanti, ed anche le preoccupazioni. In questo stato di cose tanti sono diventati maestri e comunicano sulle piattaforme digitali le loro ricette efficaci, accattivanti e persuasive. Chissà se si tratta di una psicosi collettiva morbosa che fa liberare dal male ridendo o cantando, come un modo apotropaico per tenere distante il pericolo, la stanchezza, la paura. Le nuove fasi avviate e la caduta di rigide restrizioni e delle autocertificazioni avranno efficacia se saranno vissute con buonsenso e spirito maturo da parte di tutti. Anche i bisogni alimentari saranno soddisfatti nella misura in cui si potrà agire onestamente alla ricerca di risorse adeguate, in un regime di giustizia e non di sperequazione, accontentandosi di quello che si ha e di ciò che si potrebbe avere. «Da dove mi verrà l’aiuto? – si chiede il profeta Davide. «Il mio aiuto viene dal Signore» (Sal 120, 1-2). Una esperienza lontana nel tempo, almeno nove secoli prima della venuta di Cristo vede protagonista Elia, il profeta di fuoco in un tempo di carestia quando chiede un pezzo di pane ad una povera vedova per giunta straniera. Essa ha la morte a portata di mano perché possiede solo pochi grammi di farina e alcune gocce di olio utili per fare una focaccia per lei e suo figlio e poi morire. La donna risponde con generosità alla richiesta dell’uomo di Dio ed il Signore le dona provvidenza bastante sino alla fine della carestia. Dio interviene sempre. Si tratta di accogliere quanto Gesù insegna, di fidarsi di Lui, di lasciarsi purificare nella mente, nel cuore e nel corpo. Ed anche di continuare ad essere generosi con tutti, con Dio e con gli altri. P. Angelo Sardone