La guarigione del cuore
Il disagio e la paura fanno aprire gli occhi della mente e del cuore. La situazione personale o comunitaria nella difficoltà, induce a riflettere in maniera più adeguata sui valori della vita e l’importanza delle persone e delle di cose, a prestare ascolto agli insegnamenti ricevuti, a leggere con sapienza ed intelligenza la storia e le vicende umane, ad acquisire prudenza e maturità per operare scelte nuove da attuare con comportamenti nuovi. Alla chiusura ed al ripiegamento su se stessi, più facile da compiere, ma spesso illusorio di consolazione solipsistica, momentanea e compensatoria, si oppone l’apertura a spazi nuovi, a vedute diverse, ad orientamenti decisivi che vanno oltre gli stretti confini della propria conoscenza, coscienza e limitata esperienza. La natura che ci circonda e la storia che conserva gelosamente incise nelle pagine mai scalfite dal tempo, le gesta, le azioni umane, gli avvenimenti planetari, sono i grandi libri che conservano e descrivono le situazioni, riportando tra le righe anche le soluzioni ai problemi. Sono insegnamenti e tracce come strade da percorrere, orme da ricalcare. La Bibbia narra la particolare situazione di Naamàn, un comandante siro malato di lebbra, che vive segregato per paura del contagio. Su suggerimento di una schiava, chiede aiuto oltre il confine della sua patria ad uno straniero sconosciuto, il profeta Eliseo, che crede re ed in grado di guarirlo. La provvidenziale mediazione della ragazza si completa nell’intervento risolutivo del profeta, che opera senza uso di medicine ma con un semplice ed illuminato suggerimento. Basteranno sette bagni da fare nel Giordano, fiume evocativo dei prodigi operati da Dio per il popolo d’Israele attraverso Mosè e Giosuè, a far ritornare vigoroso il corpo ed a sanare il fiducioso comandante. Preso atto dell’avvenuta immediata guarigione, l’alto funzionario, grato per l’inaspettato prodigio, cambia atteggiamento di vita e lo esprime con un segno nuovo e semplice: porta con sé in patria un po’ di terra da lui calpestata: la ritiene terra sacra. Su di essa costruirà una vita nuova non più nello sfarzo antico egoista ed edonista, ma nella penitenza umile esemplificata in permanente purificazione. Se abbiamo riconosciuto il Signore che continuamente interviene nella nostra storia e nella nostra vita, a volte angosciata e triste come in questo momento, se ci lasciamo formare ed ammaestrare da Lui, attraverso la mediazione di chi Egli stesso mette sulla nostra strada come guida illuminata, possiamo cambiare atteggiamento e maturare vigorosi propositi di gioiosa e generosa testimonianza per noi e per chi ci circonda. La purificazione avviene attraverso la penitenza; porta a morire ogni giorno a se stessi, si esprime con relazioni ed atteggiamenti nuovi e fa scoprire che non c’è altro fine che non sia la carità. Per realizzare tutto questo però, occorre mettersi bene in mente che «prima di iniziare una seconda vita, bisogna por fine alla prima» (S. Basilio Magno). E’ questa la nostra speranza; può essere questo il nostro proposito che diventa impegno serio e duraturo. A cominciare proprio da oggi. P. Angelo Sardone